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I Buoni Cugini Editori di Anna Squatrito

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Recensioni Alle loro eccellenze

Recensione di Massimo Graz

Ho aspettato un po' prima di buttare giù le mie impressioni...perchè anche le parole maturano e cambiano il "frutto" dei concetti, e nessuno può saperlo meglio di una scrittrice...vero Monica??

llora, intanto devo dire che questo libro, almeno per me, oltre che un'avvincente giallo, è stato un vero e proprio Viaggio...ed è stato un Viaggio bellissimo, e con un Cicerone d'eccezione...che è stato tanto sempre presente, quanto molto discreto, nel non distrarmi dal dipanarsi della storia, mentre contemporaneamente mi guidava nei meandri di una Roma che "ancestralmente" ancora ci chiama (anche a noi "burini"), e che ci affascina tutti in modo terribile, con questo senso di nostalgia delle cose semplici, vere e genuine della società contadina e papalina di una volta. Società dalla quale tutti veniamo, e della quale i nostri genitori e nonni (e spesso anche bisnonni) ci hanno più volte raccontato quando eravamo "regazzini", con gli occhi che ci brillavano per lo stupore e ammirazione (prima), e che ci brillano invece di commozione (oggi).
Che dire poi dell'imponente e abile lavoro di documentazione storiografica, su luoghi, persone, tendenze popolari ed eventi socio-economici dell'epoca...incastrati a dovere in modo perfetto, in un insieme armonico che accompagna la storia regalandole un misterioso fascino aggiunto.
Leggere poi di un mondo come quello dei costruttori, che personalmente sento affine per averlo calcato in prima persona per gran parte del mio percorso professionale, ma che sono convinto riveli però, interessantissimi risvolti, aneddoti e curiosità, fa comprendere meglio a tutti, non solo la Roma e la Romanità di quel tempo, ma anche l'allora neonato Regno D'Italia, e il suo percorso di modifica e trasformazione con cui è giunto sino a noi.
Mentre la storia del giallo avanzava, mi vedevo insieme al protagonista, accompagnarlo per le strade del centro storico e tra quei palazzi austeri, severi e imponenti, e già pregni di storia persino all'epoca.
In questo, anche il seme gettato dal book-trailer nella mia immaginazione, ha attecchito e mi ha aiutato a fare un viaggio nel viaggio.
Confesso che a volte mi tornavano in mente i contesti de "il Marchese del Grillo" o di "Rugantino", a riprova dell'immortale fascino che la "Roma de 'na vorta" non finisce mai di esercitare, ma qui c'è ancora qualcosa di nuovo...c'era un giallo da raccontare, e da risolvere, e il lettore sembra quasi voler partecipare e velocizzare (se possibile) le indagini, rischiando quasi di essere rimbrottato dal burbero piemontese, ma irreprensibile, fiero e leale protagonista, ispettore Ferrero.
Insomma, un libro ti racconta delle cose o una storia...ma può andare anche oltre...ti può trasmettere e lasciare queste sensazioni ed emozioni (che non ti dimentichi), perchè leggere una storia avvincente e ben scritta non ti stimola solo l'interesse (sacrosanto) a scoprire la fine, ma secondo ciò che ti evoca, ti porta a sognare e immaginare di calcare quelle strade e quelle scene come un inviato speciale e privilegiato (quasi un Piero Angela) , lasciandoti sognante.
P.S. Per finire, ma lo sai che in questa storia ci vedrei davvero bene un film ? (in costume d'epoca chiaramente)...
Un lettore ignorante e che non è un regista ovviamente.

Recensione di Giuseppe Previti 

Siamo nella Roma del 1888, la città è una fucina di costruzioni sulla spinta dell’insediamento nella capitale del Re , ma questa febbre “edilizia” ha scatenato gli anarchici che protestano per le cattive condizioni in cui sono tenuti i lavoratori., che per di più stanno passando un brutto momento economico visto che molti lavori via via sono fermati, e quindi scarseggiano o mancano i soldi per pagare i lavoratori.
Succede anche che uno tra i più noi di questi costruttori venga trovato ucciso, e oltre tutto si scoprirà che è stato evirato. Il caso quindi si presenta assai complicato,e per di più se ne dovrà occupare un ispettore piemontese, appena trasferito a Roma, e quindi un autentico…pesce fuor d’acqua.
Ma Carlo Alberto Ferrero, preceduto da una grande fama, non si tira certo indietro, pur dovendo superare le difficoltà di ambientamenti, le difficoltà nel capire il dialetto romano, le pressioni dei politici, la naturale…ritrosia dei romani a collaborare con le autorità. >Ma ciononostante ce la farà ….

MONICA BARTOLINI, è una scrittrice ormai di lungo corso, si era affermata con una triologia avente a protagonista un maresciallo, pubblica tra il 2008 e il 2019. E’ anche una ottima recensora, collaborando a vari blog, mentre ora è usc nuovo libro, ALLE LORO ECCELLENZE, è un poliziesco, ambientato nella Roma tra il 1887 e il 1888, viene ucciso un noto costruttore edile , accoltellato in uno dei suoi cantieri. L’inchiesta è condotta dall’ispettore di polizia giudiziaria Ferrero, di origine piemontese, appena arrivato nella capitale.IL delitto, vista la notorietà della vittima, ha molta risonanza in città, oltre tutto molto scossa dagli scioperi della maestranze edili, e dalle violenze degli anarchici del movimento operaio, in subbuglio per la depressione economia, vista la crisi che sta travolgendo il settore edile.
Per il Ferrero, oltre tutto completamente nuovo del posto, una indagine difficile, anche per le pressioni delle “LORO ECCELLENZE”, ovvero il presidente Crispi, i poteri economici della capitale, i costruttori, la Chiesa, le Logge massoniche, "E poi per lui una difficoltà ulteriore. quella di rapportarsi con i cittadini, di cui non sempre capisce quello che dicono".
Ferrero riuscirà a risolvere il caso Varesi, dal nome della vittima, anche se gli rimarrà il dubbio se le “Eccellenze” lo abbiano usato per i loro scopi e non per amore della verità.
Una storia interessante, un giallo classico, ogni tanto se ne trovano, di tipo storico, ambientato nella Roma dell’Ottocento. Una Roma capitale del Regno e quindi al centro di grossi mutamenti, anche per uniformarsi alle grandi capitali europee.
Se questo è il quadro di sfondo, c’è la seconda fase della storia, quella più poliziesca, un in giallo di altri tempi, e quindi con una procedura investigativa abbastanza arcaica,ma non per questo meno interessante. Infatti per preservare l’integrità della scena del crimine ci si deve affidare agli appartenenti alla Forza Armata che per prima è giunta sul posto, ed ecco che il “Torinese” Ferrero, funzionario di polizia giudiziaria, dovrà avvalersi della collaborazione di due militari, a cui lui poi fatta salva la nota “rigidità ”tipica” dei piemontesi si affiderà, per entrare nel variegato mondo romano, dove troviamo di tutto, da politici a palazzinari, da ecclesiastici a massoni, oltre ai rappresentanti del popolo.
Tra i motivi di successo del romanzo c’è questa immagine di una Roma sì criminaleggiante con personaggi di ogni classe sociale e che forse oggi ci sorprendono, ma che la nostra autrice sa pennellare con molta bravura, aggiungendo al racconto un giusto tono ironico.
E’ un romanzo che MONICA BARTOLINI, romana puro sangue, ha scritto con il cuore “sentendo” molto il periodo e i suoi protagonisti. Il libro è costruito con un prologo e un epilogo che avviano e svelano l’episodio, e quel che sta succedendo e succederà. Poi ci sono i tanti eventi legati al succedersi dei giorni e della relativa indagine.
Nel trovare il colpevole la costruzione da giallo d’epoca dove si privilegiava la sfida lettore e detective a chi risolveva prima il caso, ecco una ulteriore sfida al lettore di oggi, saprà essere più bravo del poliziotto protagonista ?

GIUSEPPE PREVITI

”ALLE LORO ECCELLENZE” DI MONICA BARTOLINI- I BUONI CUGINI EDITORI- 23.01.2023 | Giuseppe Previti

Recensione di Raffaella Tamba (Libroguerriero)

Una premessa sull’input che ha ispirato il romanzo. Una postfazione che ne circostanzia eventi e protagonsiti.

Monica Bartolini, affascinata dalla Roma di fine XIX secolo, sceglie questo particolare momento storico che vide Roma oggetto di cambiamenti epocali per essere adattata alle altre capitali europee, come sfondo di un crime sociale nella forma del poliziesco più classico: un morto, un ispettore di polizia giudiziaria, un’indagine da ricostruire lungo il filo di interrogatori, riflessioni, analisi dei reperti, confronti, deduzioni, col proposito di darci una testimonianza delle nascenti tecniche di investigazione, come il preservare la scena del crimine da contaminazioni fino all’arrivo delle forze di polizia. Al centro della vicenda, l’impresa edile di Anacleto Varesi, imprenditore romano che si contraddistingue per una gestione dei suoi cantieri ispirata a principi che oggi diremmo sociosostenibili: ha a cuore il lavoro dei suoi dipendenti, conscio e preoccupato prima delle loro esigenze che del proprio guadagno. Dopo l’Unità d’Italia nel momento in cui era necessario far fronte alle pressioni del governo piemontese, aveva anticipato di tasca propria il denaro necessario pur di non dover chiudere i cantieri o vedere le maestranze in sciopero come capitava ai suoi concorrenti. Ciononostante, il suo corpo viene trovato riverso all’entrata del cantiere. Un omicidio efferato. Il primo caso del suo nuovo incarico a Roma per Carlo Alberto Ferrero, torinese, ispettore della Polizia Giudiziaria. Una figura bellissima che sa nascondere dietro un atteggiamento posato, modesto, professionale, le proprie ansie interiori: “aveva l’anima in tumulto, dilaniato da sensi di colpa e sostenuto dall’orgoglio smodato di volersi affermare in una carriera, scelta a dispetto della propria famiglia”. Entrato subito in sintonia con l’agente Pasquazzi, ne suscita la stima con il dargli fiducia e si fa conquistare dalla musicalità di quella parlata romanesca che all’inizio gli sembra una lingua straniera ma che a poco a poco gli penetra nell’animo come lo spirito di quella gente. Roma è quindi per lui nuova aria da respirare per rinfrescarsi dentro. Se pure con un’indagine per omicidio. 

E gli si svela una Roma doubleface: da una parte le famiglie benestanti; dall’altra gli umili, quelli che non hanno riserve, che dipendono da un lavoro quotidiano per racimolare solo il quotidiano e per i quali un evento come quello capitato, rappresenta un meteorite che spezza il loro fragile equilibrio. Ed un piemontese, praticamente straniero, deve capire come muoversi in quei due mondi perchè l’indagine lo porta nelle estremità più bieche di entrambi. L’inattesa visita della proprietaria di un noto bordello romano lo introduce in un ambiente dove non ci sono scrupoli, affetti, onorabilità; ma che, nell’ombra, è frequentato anche da chi, alla luce del sole, appartiene  allo strato sociale opposto, quello delle banche, del governo, delle sette segrete che tendono fila sottili e robustissime.

L’autrice ha fatto una scelta stilistico-lessicale encomiabile: l’uso del dialetto romano per la gente più umile e l’uso dell’italiano per la classe più elevata; mentre Ferrero, piemontese, ne rappresenta lo strumento interpretativo e conciliativo. Accenti, modi di dire, lemmi, sono la colonna sonora di questo bel poliesco che dimostra come il giallo classico abbia davvero ancora tante possibilità di esprimersi nelle proprie caratteristiche. Un poliziesco frizzante che ricorda i film dell’Italia degli anni ’50: il bianco e nero di una società agricolo-manifatturiero, il vintage di un ceto più elevato che può permettersi di farsi confezionare su misura un paletot di panno con pellegrina a tre balze e pelliccia e magari, sotto, un vestito con inserti di velluto o che, a salvaguardia dell’aroma, conserva i sigari un pregiato portasigari a smalto con le proprie iniziali. A.V. Anacleto Varesi?

“Alle Loro Eccellenze” di Monica Bartolini (Buoni Cugini Editori) | libroguerriero | Pagina 2 (wordpress.com)

Recensione di Elisabetta Mastrocola

Per i Buoni Cugini Editori è uscito l’ultimo libro di Monica Bartolini, ALLE LORO ECCELLENZE.

Giallo storico ambientato nella Roma Umbertina del 1888 vede protagonista il giovane Ispettore Carlo Alberto Ferrero. Piemontese, appena arrivato da Torino, reduce da una dolorosa situazione familiare, nell’impatto con l’ingestibile carattere del popolo romano impara già dai primi giorni a muoversi nell’ambiente capitolino fra popolani genuini, altoborghesi, gente di malaffare, politici e prelati. Tutti legati fra loro da fili sottili, che riconducono sempre a chi quei fili li controlla e li tira: le Loro Eccellenze!

 

La stesura dell’opera ha richiesto un vasto e approfondito lavoro di ricerca legislativa, storica, urbanistica, linguistica e biografica, tutto esaurientemente documentato. Se Ferrero, il corpo di polizia e alcuni personaggi minori sono figure di fantasia, i componenti delle due famiglie protagoniste ma non antagoniste, i Varesi e i Bartolini, seppur divise dagli alti confini del ceto sociale, che nella fantasia permette comunque dei contatti – contatti che facilmente avrebbero potuto esserci nello storico – sono reali e rappresentano le radici famigliari di Monica Bartolini e del marito Marco Varesi, compagno di vita. I fatti raccontati, raccolti dalle testimonianze di padri, zii e nonni non sono puramente casuali ma assolutamente veritieri.

La lettura del romanzo, scritto per buona parte in dialetto romanesco, suggerisce interessanti riflessioni di carattere antropologico, ma lo fa con ironia e leggerezza, offrendo al lettore una suggestiva panoramica sulla bonaria astuzia e l’arguzia del romano verace, capaci di aprire un nuovo orizzonte nel pensiero dell’attento, corretto e misurato Ispettore Carlo Alberto Ferrero che riuscirà, nonostante le difficoltà volontariamente poste dalle Loro Eccellenze, a risolvere brillantemente il caso, e a dare un senso alle sue scelte, almeno momentaneamente.

https://elisabettamastrocola.com/2022/10/26/alle-loro-eccellenze/

Recensione da Thrillercafé

Con immenso piacere, cari avventori del Thriller Cafè, oggi recensisco il nuovo romanzo della “collega” (abbiamo l’onore di annoverarla tra i nostri collaboratoriMonica Bartolini: “Alle loro eccellenze”, pubblicato da “I Buoni Cugini Editore”. L’autrice romana ha scelto in questo caso di collocare la vicenda del proprio romanzo nella Roma di fine Ottocento, un periodo che, lei ci spiega nel prologo, ha visto un’intensa trasformazione sociale e urbanistica della città con l’arrivo dei Piemontesi (intesi come monarchia sabauda), che hanno dato la propria impronta allo sviluppo della capitale. Permettetemi di dire che, da torinese di nascita e romano di adozione (poi trentino di destinazione), ho letto con ancora più curiosità quest’opera. E, dico subito, ne sono rimasto affascinato.

La Roma di fine Ottocento è dominata dallo sviluppo urbanistico delle aree immediatamente adiacenti al centro storico. I costruttori però sono in difficoltà, perché gli istituti di credito attraversano un periodo di difficoltà finanziaria che rende difficile agli impresari pagare le maestranze, a loro volta attratte dalle sirene dei primi movimenti rivoluzionari. In questo contesto, una mattina come tante altre viene ritrovato presso uno dei suoi cantieri il cadavere del costruttore Anacleto Varesi, pugnalato e orrendamente mutilato. L’indagine è affidata all’Ispettore di Polizia Giudiziaria Carlo Alberto Ferrero, piemontese appena trasferito a Roma, dal carattere schivo e poco esuberante, ma coriaceo e determinato a trovare il colpevole, in perfetto stile sabaudo. 

La Bartolini, come lei stessa ci ricorda nella bella post-fazione, ha fatto un enorme lavoro filologico, che ha permesso di ricostruire meticolosamente non solo l’ambientazione storica e sociale del tempo, ma anche il dialetto romano (forse più facile per una romana) e quello piemontese (molto più difficile), che Ferrero parla in particolare nei momenti d’ira, quando il disordine romano tende a sovrastare l’austerità sabauda. Ne esce un quadro molto riuscito, che trasporta chi legge nei luoghi dell’epoca. Assolutamente apprezzabile è anche la ricostruzione molto ampia e ben fatta degli avvenimenti storici di fine Ottocento, realizzata con un rigore storiografico invidiabile.

Accanto a queste operazioni di contesto, l’autrice costruisce un intreccio avvincente e molto “moderno”, che ha quasi il tratto tipico del forensic thriller, un secolo prima che questo genere venisse inventato. Inoltre, la capacità di costruire un profilo psicologico credibile dei personaggi è notevole, valga per tutti il mitico Ispettore Ferrero, che speriamo di poter ritrovare in futuro. Oggettivamente antipatico, ma al contempo facile da amare, tratto assai comune del “tipo piemontese”. Non è difficile immaginare che sarà il personaggio a cui i lettori si affezioneranno di più.

Tra i temi che affiorano dalle pagine della Bartolini, un paio mi sembrano degni di nota. L’amore dell’autrice per la Storia è manifesto. Non solo la microstoria che pure la attrae, ma anche il grande scenario, dentro il quale leggiamo le tracce che ancora oggi ci caratterizzano (il peso della burocrazia, la facilità nello spendere improduttivamente il denaro pubblico, la spettacolarizzazione della politica). Il fuoco sulla condizione femminile emerge con altrettanta chiarezza, in modo non banale. Ci sono sì donne sfruttate e quasi recluse, ma ci sono donne che sanno prendere in mano la situazione nei momenti di crisi, come fa in modo molto lucido la vedova Varesi.In ultimo, non si può che elogiare la “calda” post-fazione. Mi è già capitato di scrivere in altre recensioni che spesso in queste note a fine libro si coglie l’essenza della personalità dell’autore o dell’autrice. Qui più che mai è così. Si percepisce lo sforzo enorme che è stato necessario per realizzare quest’opera, si coglie il lato autobiografico della vicenda, tratteggiato in modo molto discreto e per nulla ingombrante. Traspare l’amore che l’autrice ha per i suoi personaggi, come quasi sempre avviene nei romanzi. La Bartolini ci lascia anche con la speranza di farci ritrovare l’Ispettore Ferrero, speranza che speriamo si traduca in realtà appena possibile. Abbiamo bisogno di romanzi belli come questo.

Giuliano Muzio

https://www.thrillercafe.it/alle-loro-eccellenze-monica-bartolini/