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Recensioni Senzatarì e il sogno della Merica

Senzatarì e il sogno della Merica da Bagheriainfo

I SENZATARÌ E IL SOGNO DELLA MERICA: il libro di Gianluca Tantillo 

Trabia è un paesello di mare vicino Palermo, famoso per gli spaghetti, la pesca dei tonni e le nespole. Qui ci hanno sempre abitato gli Schiera, conosciuti con la ‘nciuria, o che italianizzar si voglia soprannome, di Senzatarì. Lavoratori, fondamentalmente onesti, anche se un po’ pazzigni e di malocarattere.

Sembra che questa linea debba mantenersi per sempre, quando a metà degli anni 70’, Antonino, l’ultimo dei Senzatarì, esce completamente fuori razza. Talmente disgraziato, talmente scalognato, talmente senza né arte né parte da fare rivoltare nella tomba suo nonno Peppino e suo padre Rosario.

Perennemente senza lavoro e combinato come uno scappato di casa, Antonino, campa alla giornata un colpo qua e colpo là. Non possiede niente, se non una bella moglie, il figlioletto Filippo e una casa scarrupata ereditata dai nonni, di cui però manco può dirsi padrone perché invasa da quella cosa vecchia della signora suocera e dai i cognati, uno meglio dell’altro, che mangiano e bevono a sbafo.

L’unica anima pia a cui fa pena è Mastro Ercole, il puparo del paese, che ogni tanto gli regala una carta da 10.000 lire e gli racconta sempre storie sulla Merica, che ad Antonino pare così lontana che nemmeno esiste. Proprio nel momento più nero della sua vita, quando l’ultima soluzione sembra essere quella di prendere la rincorsa e partire di testa contro l’unico chiodo sano che è rimasto nelle pareti di casa, accade un evento che gli cambierà la vita per sempre. Il problema è che tra il dire e il fare assai ce ne passa…

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Senzatarì e il sogno della Merica da BALARM

"Senzatarì e il sogno della Merica": nel libro di Gianluca Tantillo la Sicilia com'era e com'è. Una saga familiare che racconta, tra verità e ironia, la vita nell'isola. Tra chi lotta per restare e chi immagina di andare via. Un'immersione moderna in una storia antica.

Non è Aci Trezza ma Trabia, non c’è la “casa del Nespolo” ma di nespole ce ne sono tante. E anche storie di pesca dei tonni e di ottimi spaghetti.

Se appare dissacrante accostare Gianluca Tantillo a Giovanni Verga è solo perché è il suo stesso stile di scrittura a definirlo tale. E il suo ultimo libro SenzaTarì e il sogno della Merica, edito nel 2022 da "I Buoni cugini" ne è la prova.

Divertente e ironico, Tantillo riesce a raccontare qualsiasi storia in modo puntuale e curioso, trovando sempre la sua personalissima chiave di lettura.

Non si sa quanto di autobiografico ci sia in questa sua ultima fatica, ma è certo che il libro è ambientato a Trabia, a pochi chilometri da Palermo, dove l'autore vive.

Qui ci hanno sempre abitato gli Schiera, conosciuti con la ‘nciuria, o che italianizzar si voglia soprannome, di “Senzatarì”. Lavoratori, fondamentalmente onesti, anche se un po’ pazzigni e di malocarattere.

Sembra che questa linea debba mantenersi per sempre, quando a metà degli anni ‘70, Antonino, l’ultimo dei Senzatarì, esce completamente fuori razza.

«Talmente disgraziato, talmente scalognato, talmente senza né arte né parte - racconta Tantillo - da fare rivoltare nella tomba suo nonno Peppino e suo padre Rosario». Perennemente senza lavoro e combinato come uno "scappato di casa", Antonino, campa alla giornata un colpo qua e colpo là.

Non possiede niente, se non una bella moglie, il figlioletto Filippo e una casa scarrupata ereditata dai nonni, «di cui però manco può dirsi padrone – aggiunge - perché invasa da quella “cosa vecchia” della signora suocera e dai cognati, uno meglio dell’altro, che mangiano e bevono a sbafo».

L’unica anima pia a cui fa pena è mastro Ercole, il puparo del paese, che ogni tanto gli regala una carta da 10 mila lire. Qui entra in gioco la Merica e le storie che gli racconta sempre sulla terra dei sogni, che ad Antonino pare così lontana che nemmeno esiste. A questo punto la svolta, che ovviamente non riveliamo.

Vi basta sapere che proprio nel momento più nero della sua vita, quando l'ultima soluzione sembra essere quella «di prendere la rincorsa e partire di testa contro l’unico chiodo sano che è rimasto nelle pareti di casa», accade un evento che gli cambierà la vita per sempre. Il problema è che tra il dire e il fare assai ce ne passa.

Non vi resta che scoprire cosa farà Antonino con i suoi sogni e il desiderio di raggiungere un luogo che forse non è poi così lontano.

Il volume è illustrato da Daniela Verduci, e curato da Ivo Tiberio Ginevra. Costa 19,00 euro ed è acquistabile online su Amazon, sul sito della Feltrinelli, o ancora su Ibs.it e sul sito della casa editrice.

https://www.balarm.it/news/senzatari-e-il-sogno-della-merica-nel-libro-di-gianluca-tantillo-la-sicil...

Senzatarì e il sogno della Merica da AMAZON PRIME

cliente Susanna V.  "La Merica di Tantillo"

C'è tanta Sicilianità e letteratura siciliana in questo libro: la tragicità del "ciclo dei vinti" di Verga, la magia e la favola di Capuana, l'ironia amara di Pirandello, l'uso sapiente del dialetto di Camilleri (questo non inventato), le descrizioni di Vittorini. Ogni pagina con i suoi flashback, descrizioni, fughe in avanti, non consente tregua al lettore che in un crescendo si trova ad essere testimone muto di questa storia . Per chi ha imparato a conoscere Tantillo nei suoi divertenti pezzi sulla rivista Balarm, sarà un ulteriore stimolo e gioco la lettura di questo libro disseminato di autocitazioni, rimandi e scorci autobiografici. Consigliatissimo, ottima prova d'autore. (19 Agosto 2022) 

cliente Michela  “Simpatico e spiritoso”

Racconto vivace e coinvolgente. Autore giovane che interpreta ironicamente la storia di una famiglia con tutti gli aneddoti che potrebbero essere banali ma con sorpresa diventano allegri , quasi comici. Per chi ama le letture fresche e divertenti. Lo consiglio.

Recensione cliente Antonella “Libro sorprendente”

Questo romanzo è un viaggio tra le emozioni! Si passa dai sorrisi, alle risate, alla tenerezza e si giunge, alla fine del libro a riflettere sul vero senso della vita... È una lettura leggera, ma profonda. È il libro che tutti dovrebbero leggere: chi è alla costante ricerca della "Merica" e chi l'ha raggiunta... È un libro adatto a tutti, giovani e meno giovani! Consigliatissimo!!! (21/08/2022) 

Recensione cliente Simona Fantauzzi  “Profumo di Sicilia”

Tragicomiche avventure che strizzano l'occhiolino al neorealismo, al cinema della Wertmuller, con un linguaggio mai banale e divertente. Tra le risate, scappa qualche lacrima e dietro l'ironia c'è sempre una bella morale. Consigliato a chiunque ami la Sicilia ❤ (12/08/2022)


 

Articolo di Lucia Vicenti sul Giornale di Sicilia del 16/10/2022

Una trama briosa, ironica, arguta ma divertente è quella che fa conoscere la Sicilia di Senzatarì e il sogno della Merica di Gianluca Tantillo, un libro che con abili stratagemmi fa rivivere antiche tradizioni siciliane e un dialetto che riacquista i toni della poesia. Un modo di narrare ma anche di trasmettere conoscenza nello stile di Tantillo – estroso esperto di storia locale, laureato in Scienze delle comunicazioni e appassionato d’etnografia – che dosa sapientemente cultura e umorismo. Il libro è ambientato a Trabia, paese degli spaghetti, della pesca dei tonni e delle nespole e svela storie note e meno note della famiglia Schiera e la ‘nciuria dei Senzatarì, ossia senza soldi, vissute, nonostante le difficoltà, senza angoscia e col sorriso tipico siciliano. Senzatarì (I Buoni Cugini editori, pp. 242, euro 20) narra storia e storie a partire dal nome di Trabia: “Al Tarbiah la chiamavano gli Arabi, che significava La Quadrata, perché questa forma doveva avere, prima delle case abusive; tuttavia certi panorami bene o male erano rimasti sempre gli stessi. Nonostante lui di scuola non ne avesse voluto sapere, sta cosa della Quadrata gli era rimasta impressa e ogni tanto ci pensava”.

Tantillo esalta anche i piatti tipici locali: “Com’è sta genovese? Buona è? Si squagghia in bocca!”. Fa rivivere frasi perdute: “Se non ti armi ri forchetta, pasta nel piatto non ne arriva mai”. E luoghi: “Abbuccava la testa a manca e si vedeva il pizzo di Mongerbino, abbuccava la testa a dritta e riusciva a scorgere lontano il golfo di Cefalù. Dritto, nelle giornate limpide che non c’era foschia, sempre se si aveva una vista buona, si scorgevano le Isole Eolie che Antonino non era riuscito a sapere come si chiamassero, ma, in compenso se ne fotteva e campava lo stesso”. Persino quando evidenzia aspetti poco felici del “palazzo” lo fa col sorriso: “Non ti fare false idee, Antoni, ca ri ‘ste cose non gliene fotte niente a nessuno! Se ci fosse interesse noi mastri pupari invece ri estinguerci avremmo fatto vita più degna, senza chiedere niente ai veri altri pupari, quelli bravi veramente, quelli seri, quelli con le giacche e cravatte ca stanno nei palazzi importanti. Canciamu riscursu ca mi acchianano i nervi”.


 

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